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Nella zona di via Vittorio Emanuele II in direzione di Torino, poco lontano dalla porta del Vajro, esiste un ampio isolato dalla storia molto stratificata. Se lo vediamo oggi, noteremo un palazzo signorile, una fabbrichetta, il palazzetto della Stipel, poi SIP (poi Telecom), alcune abitazioni private. Il disegno descrive una realtà molto più semplice dell’attuale, realtà che va letta con occhio alla trasformazione avvenuta, all’interno, però, di un confine fisico (il muro di cui sopra), che diventa, quindi, testimone prezioso di una antica situazione proprietaria.
Vi compaiono, come constatiamo con l’aiuto della legenda:
Soffermiamoci sul palazzo signorile: chi erano questi Conti Robbio?
Di antica famiglia, compaiono sui documenti dal secolo XV, si ramificano in almeno due parti, al punto che a Chieri ebbero due dimore,entrambe sulla via Maestra, una all’odierno civico 8, l’altra tra la via e il vicolo Sant’Antonio.
L’ultimo dei Robbio è l’erudito Carlo Luigi Benvenuto (1736-1794), personaggio ora dimenticato, un grande intellettuale nel Piemonte del secolo XVIII. Sua è una frase che prefigura la stagione delle lotte d’indipendenza, o forse solo una rinascita letteraria, “il nostro imminente risorgimento”, espressione che alle nostre orecchie suona profetica (compare ne “Il secolo d’Augusto, Milano 1769).
Le sue opere principali furono:
Il conte fu anche musicista, e compose e diede alle stampe tra le altre, Sei Sonate a Violino o Cembalo solo composte del Sig.or Conte Benevento di San Rafaele Amatore Virtuoso di Thurino, Paris, De la Chevardière, edite circa nel 1762.
Nel corso del secolo successivo gli fu intitolata la scuola tecnica di Chieri, molto frequentata, che a molti amministratori pareva essere più importante del Liceo-Ginnasio, del quale si dibatteva nel consiglio comunale alla fine dell’Ottocento.
Scheda tecnica
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