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In questo periodo di ansia e di paura, che ci ha colti con la diffusione del temibile Covid-19, virus diffusosi dalla Cina al resto del mondo, è bene interrogare sia la storia, sia la letteratura, che confortano con le loro narrazioni, con un effetto che Aristotele direbbe “di purificazione”.
Numerosi momenti epidemici venne a soffrire il territorio di Chieri nel medioevo e nell’età moderna.
Negli statuti civili del 1311 già si prevedeva quali misure adottare nel caso di contagio: uno degli articoli dispone che bisognava “ecirchare infirmos” e “ipsos espelli facere de Cherio”, cioè “circoscrivere i malati e mandarli via da Chieri”. Il risultato poteva forse essere benefico per chi stava dentro le mura, ma certo quei poveretti avrebbero vagato per le campagne privi di assistenza e certi di una terribile morte.
Non sappiamo se il dettato della norma sia stato seguito. La pandemie ricorrenti qualche volta risparmiavano alcune città, così da indurre le istituzioni a rifugiarvisi: questo accadde a Chieri nella prima metà del Quattrocento e in altre occasioni. L’università di Torino si trasferì a Chieri nel 1427 per alcuni anni: le lezioni si tenevano nella chiesa di San Domenico. Più tardi venne portata a Savigliano e a Mondovì, ma infine tornò a Torino. Anche nel 1599 i Duchi di Savoia si portarono con il seguito a Chieri, per sfuggire al morbo: ne è testimonianza una lettera scritta da Chieri città dal marchese Carlo Filippo d’Este, uomo di corte del Duca Carlo Emanuele I. Certo, come oggi, la malattia fermava o rallentava i commerci, sicché nel 1580 i fratelli Oppezzi di Chieri si trovarono in un guaio: le loro merci erano bloccate! Dovettero porgere istanza per ottenere il passaggio delle balle di cotone che avevano importato da Lione (il documento ha la segnatura articolo 6 paragrafo 40).
Della peste del 1630 in varie occasioni si è parlato: nella nuova Start Gallery, museo virtuale di Chieri, vi si dedicano immagini e testi, consultabili sul web (http://www.startgallerychieri.it/argomenti/peste). Ricordiamo il voto solenne con cui le autorità civili e religiose si affidarono a Dio per intercessione della Vergine Maria per impetrare la fine del morbo: dopo qualche mese la malattia cessò e anni dopo i chieresi commissionarono una statua all’artista Pietro Botto di Savigliano, da collocarsi nella cappella municipale della Beata Vergine delle Grazie, dentro alla Collegiata di Santa Maria, ove tuttora si trova.
Per contenere il diffondersi del male, si edificavano recinti atti a isolare i contagiati, detti “lazzaretti” dalla figura biblica di Lazzaro, uomo che si narra essere stato resuscitato da Gesù di Nazareth. Nella nostra città si aprì un lazzaretto sito nella zona del rio Vallero: i malati ivi ricoverati morirono in gran numero: si calcola circa 4500 su una popolazione di 11.000. Molti cadaveri furono interrati presso la chiesa di Sant’Anna, già esistente nel tratto di strada tra le mura di Chieri (porta di Arene, via Tana) e il convento dei Cappuccini (sul sito del quale si trova un moderno quartierino di abitazioni civili). Alcuni dettarono al lazzaretto le loro ultime volontà: la prima fu Caterina Crulanta il 22 settembre 1630.
Tra i vari documenti disponibili sui contagi in cui si ritrovò Chieri nel passato, citiamo quelli concentrati in un unica sezione dell’archivio , qui indicati nella scheda tecnica sottostante
Segnatura archivistica: articolo 45
Datazione delle pratiche: 1575 a 1630; 1831-1835
Titolo: Sanità, misure sanitarie, peste, cholera morbus - ordini, consegne, manifesti, lettere del magistrato e dei conservatori di sanità, ordinati, registro e conto spese, descrizione delle campagne, provvedimenti, leggi, pratica, avvisi, lazzaretto spese, polizia sanitaria
Forma: fascicoli vari
Lingua: italiano
Restauri: nessuno
Mostre: nessuna
Bibliografia: un classico sono le Memorie del gran contagio in Piemonte negli anni 1630 e 31 e specialmente del medesimo in Chieri e ne’ suoi contorni di G. B. Gioachino Montù, Torino 1830. Aggiungiamo di A. COPPI, Cenni storici di alcune pestilenze e del colera morbus, Napoli 1832.
E-mail: archivio@comune.chieri.to.it
Tel. 011.9428404